Attenzione! L’articolo che state per leggere contiene informazioni pericolose sul conto del Sushi.

Infatti chi adora questo cibo concluderà la lettura con una voglia irrefrenabile di fare una capatina nel proprio ristorante giapponese preferito, mentre chi odia il Sushi si convincerà ancora di più di aver fatto bene in tutti questi anni ad averlo evitato!

Perché? Semplice, perché nelle prossime righe potrete trovare delle informazioni molto interessanti sul conto del Sushi.

Informazioni di cui probabilmente eravate allo oscuro.

Oppure notizie che pensavate fossero vere e invece sono più lontane dalla verità che mai.

Volete scoprire di cosa si tratta? Iniziamo allora.

1. Le origini

(Foto: Web)
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Se vi chiedo “Da dove arriva il sushi?“, cosa mi rispondereste? Dal Giappone, naturalmente!

E invece no! E qui cade il primo falso mito sulla pietanza.

I cari amici giapponesi hanno importato la tecnica di abbinare il pesce al riso, tecnica utilissima per conservare le proprietà degli alimenti, dai vicini cinesi.

Ma qui va spezzata una lancia in favore degli abitanti del Giappone: sono stati loro ad inventare intorno al 1800 la ricetta del ”nighiri”, ossia riso e salmone presentato nella caratteristica forma allungata.

2. La salsa di soia

(Foto: Web)
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Andare a mangiare in un qualsiasi ristorante giapponese pensando di mangiare il vero Sushi equivale ad andare in una qualsiasi pizzeria all’estero credendo di assaggiare la vera pizza! Un errore mostruoso!

Per quanto le ricette possano ricalcare alla perfezione quelle orginali della tradizione, gli ingredienti non potranno mai essere gli stessi.

Prendiamo ad esempio la salsa di soia.

Questa, secondo la ricetta antica, viene realizzata mischiando acqua, semi di soia e sale e viene lasciata riposare per alcuni mesi insieme a delle muffe che ne stimolano la fermentazione.

Naturalmente la salsa di soia che viene servita nei ristoranti giapponesi “di importazione” difficilmente ha nel menù proprio quel tipo di salsa.

Sarà più facile trovare la salsa realizzata con soia idrolizzata.

3. Non parliamo del wasabi

(Foto: Web)
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Un altro alimento da annoverare tra i prodotti che non corrispondono all’originale ricetta è il wasabi.

Quello che ci viene servito generalmente è definito dai giapponesi doc western wasabi, ossia una versione rivisitata composta da radici di rafano e colorante verde.

Mentre il vero wasabi, chiamato “hon wasabi” è realizzato con una pianta, la Wasabia Japonica, talmente rara da essere anche estremamente costosa e quindi centellinata in cucina.

4. Il salmone

(Foto: Web)
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Chi è abituato a consumare i propri pasti orientali nei ristoranti giapponesi occidentali sarà anche solito ordinare salmone, convinto che questo sia il piatto più tipico e diffuso.

In realtà in Giappone il salmone è molto difficile da trovare, proprio perché non è un pesce autoctono.

Solo i ristoranti di Tokyo a 5 stelle, e di conseguenza i loro clienti, possono permettersi di inserire nel menù il salmone, perché hanno la possibilità economica di sostenere le spese di importanze della merce, che arriva direttamente dalla Norvegia.

5. Il tonno

(Foto: Web)
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Se volete proprio sembrare dei veri esperti di Sushi allora non potrete non sapere che con il tonno vengono realizzati tre piatti diversi di sashimi, a seconda della parte di pesce utilizzata.

Con la parte più magra e scura si cucina l’akami, generalmente molto economico.

Con quella più grassa il chutoro, che è leggermente più costoso.

Infine con la parte più grassa e chiara si prepara l’otoro, economicamente una salassata!

6. Lo zenzero

(Foto: Web)
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Un’altra chicca che spesso mette in crisi gli appassionati di Sushi è l’uso che va fatto dello zenzero sottaceto, il cosidetto gari.

Questo ingrediente non serve per insaporire le pietanze, bensì per risciacquare la bocca tra una portata di pesce e l’altra.

7. Il problema delle bacchette

(Foto: Web)
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Una delle qualità che distingue un esperto di Sushi da un dilettante è la destrezza con la quale afferra il cibo ricorrendo alle hashi, ossia le infernali bacchette di legno.

Non siete esperti abbastanza per potervi nutrire con l’utilizzo di questo supporto? Non preoccupatevi.

Il Sushi in Giappone si mangia con le mani… proprio come la pizza!

8. La zuppa di miso, questa sconosciuta

(Foto: Web)
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Non avete la più pallida idea di cosa sia la zuppa di miso?

È una ricetta che viene considerata l’elisir di lunga vita nella tradizione giapponese.

Preparata con semi di soia gialla è molto simile ad un purè.

9. Come ti cucino il polpo

(Foto: Web)
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Lo sapevate che se decidete di ordinare il polpo potreste rischiare di aspettare oltre 45 minuti prima di mangiarlo?

Eh già! 45 sono infatti i minuti che l’animaletto tentacolato dovrà essere massaggiato prima di venire cucinato.

Avete capito bene! Massaggiato.

Per fortuna che ad occuparsene sono di solito gli apprendisti o i cuochi più giovani, almeno lo chef potrà continuare a cucinare gli altri piatti.

10. Il problema dell’ordinazione

(Foto: Web)
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Adorare il cibo giapponese non significa masticare anche la lingua del paese.

Quindi come si esce da una situazione imbarazzante in cui lo chef non parla una parola di italiano e voi non sapete che cosa ordinare?

Basta dire la parola magica: “omakase“.

E proprio come per “abracadabra” con la porta della caverna dei 40 ladroni, anche le porte dell’ordinazione vi saranno magicamente aperte.

Omakase infatti significa “mi fido di te“. Quindi pronunciando questa semplice parola lascerete allo chef carta bianca sul cibo da servirvi, levandovi dall’impiccio di dover spiegare a gesti cosa volete mangiare.

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