
Quella del caffè, per molte di noi, è una vera e propria mania. Carburante per il corpo (e soprattutto per la mente), pausa ristoratrice, bevanda gustosa, momento da dedicare agli amici: il caffè è tutto questo, ma anche e soprattutto un rito.
Quella di preparare il caffè è infatti un’arte, e ognuna la interpreta a modo suo. Ci sono le fanatiche delle caffetterie, praticamente delle Lorelei Gilmore all’ennesima potenza. Ci sono le amanti delle cialde, pratiche e veloci: il risultato è generalmente molto buono e non bisogna battagliare con il caffè macinato.
Le tipe professionali, che hanno la macchinetta uguale a quelle usate nei bar (quelle da caricare con il “braccio” portafiltro, per intenderci). E poi ci sono le classiche: quelle che il caffè lo fanno con la moka.


A questo punto però non si può parlare di un’unica categoria di persone, ma di mille. Infatti niente genera più opinioni divergenti, consigli strambi e leggende metropolitane quanto l’uso della moka. C’è chi pressa il caffè prima di avvitare. E chi giammai: la polvere macinata deve “fare la montagnola“. La manutenzione? Mai lavarla con il sapone, solo con acqua calda.
Insomma: basta chiedere (soprattutto alle nonne) per imparare mille trucchi sull’intramontabile moka, che nonostante faccia un caffè meno denso e cremoso di quello del bar ha sempre un suo fascino che sa di famiglia. Ci fa pensare a quei lunghi pranzi affollati a casa dei parenti, che regolarmente terminavano con due dita di caffè della moka servite in bicchieri spaiati. Certo: spesso il marchingegno è diabolico, non funziona e ci fa arrabbiare. Ma l’ampia varietà di consigli sull’argomento compensa alla grande.


Uno dei problemi più riscontrati è questo: il caffè che non “sale”. Ma come funziona esattamente la moka? L’acqua – caldissima, ma non bollente – viene a contatto con il caffè macinato. O meglio, si trova davanti un vero e proprio strato di caffè da attraversare, e passandoci attraverso si mescola ad esso: è così che il nostro energy drink preferito esce dal beccuccio.
Il tutto è retto da un delicato equilibrio di pressione. Danneggia questo equilibrio, ed ecco che l’acqua non riuscirà più a passare adeguatamente e che il caffè, quindi, non “salirà”. Come succede? I fattori possono essere diversi: caffè troppo pressato, per esempio, o la fiamma troppo alta. Questo trasformerà la miscela macinata in un vero e proprio tappo, che impedirà all’acqua di fare il suo lavoro.


Giustamente direte: e io come faccio ad abbassare la pressione all’interno della moka? La soluzione non viene né da fisici né da ingegneri: tutt’altro, è il classico rimedio della nonna. Il trucco, semplicemente, è raffreddare con un getto d’acqua il serbatoio della moka. Insomma, la parte inferiore per capirci. E se davvero pensate che sia solo una leggenda metropolitana, sentite qui: il drastico abbassamento della temperatura fa sì che i grani del caffè si distanzino subito l’uno dall’altro, diminuendo quindi la pressione all’interno del cestello. Più spazio fra i granelli uguale più spazio per l’acqua. Che così si farà strada senza problemi ed uscirà agevolmente dal beccuccio, trasformandosi nella bevanda calda che tanto amate.
Certo, prevenire è meglio che curare. Esistono tante piccole accortezze per evitare che ciò avvenga. Una di queste è lasciar scaldare la moka a fuoco basso (sì, lo sappiamo che quando vi sale la crisi d’astinenza da caffeina è difficile aspettare, ma per fare un buon caffè ci vuole la giusta calma). Ma anche evitare di pressare troppo la miscela è un ottimo consiglio. E ora che sapete tutto, ma proprio tutto, su come usare al meglio la vostra moka… non vi è venuta una certa voglia di caffè?
Articolo originale pubblicato il 25 novembre 2016
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