Perché la giornata mondiale della pizza è il 17 gennaio, ma non per l'America
La pizza è un vero e proprio simbolo in America con 350 fette consumate al secondo. Ecco perché la festeggiano per più giorni.
La pizza è un vero e proprio simbolo in America con 350 fette consumate al secondo. Ecco perché la festeggiano per più giorni.
Cosa c’è di meglio di una pizza? Una delle icone del Made in Italy viene festeggiata in una giornata mondiale il 17 gennaio, in onore di Sant’Antonio Abate, protettore dei fornai e dei pizzaioli.
La ricorrenza viene festeggiata il 17 gennaio proprio in onore del santo protettore. Un tempo, infatti, i pizzaioli napoletani avevano l’usanza di chiudere durante questa giornata le proprie attività, per riunirsi con la famiglia intorno a un fuoco propiziatorio e pregare il santo per onorarlo al meglio.
Ancora oggi, sono tante le pizzerie napoletane che hanno una statua di San’Antonio Abate sul forno, in segno di rispetto e devozione. Nel 2017 L’Arte tradizionale del pizzaiolo napoletano, infatti, è stata riconosciuta dall’Unesco come parte del patrimonio culturale dell’umanità. E a Napoli si continua con una tradizione che si rinnova quotidianamente.
L’amore per la pizza è, per così dire, mondiale. Ma non tutti sanno che in America viene festeggiata un altro giorno con un National Day, il 9 febbraio. Negli Stati Uniti, infatti, la passione per la pizza è cresciuta negli anni, tanto che si stima si vendano più di 3 miliardi di pizze in un anno.
Il National Day americano, quindi, non solo si fonda sulla profonda passione degli americani per la pizza, ma ha origini profonde. Anche negli Stati Uniti all’inizio del ‘900 la pizza diventa il piatto preferito, economico e gustoso, da consumare in compagnia.
Perché si festeggi proprio il 9 febbraio non è noto, ma sicuramente gli americani amano tantissimo la pizza, tanto che è un business miliardario nel Paese.
Le prime pizze furono preparate a Napoli nel 1700, ma la Margherita nacque nel 1889 in onore alla regina Margherita di Savoia in visita a Napoli. Con i suoi ingredienti – pomodoro, mozzarella e basilico – era un omaggio alla bandiera italiana.
Nel 1897, però, la pizza arrivò negli Stati Uniti, a New York per la precisione, per opera di un immigrato italiano, Gennaro Lombardi, che aprì un piccolo negozio di alimentari e divenne presto famoso per quell’impasto così buono fatto con mozzarella e pomodoro.
Nel 1905 Lombardi aprì Lombardi’s Pizza, la prima pizzeria a Little Italy.
La popolarità della pizza ha portato all’apertura di grandi catene di pizzerie come Pizza Hut, Papa John’s, Domino’s e Papa Murphy’s solo per citarne alcune.
Le pizzerie sono il cibo più popolare negli Stati Uniti dopo gli hamburger e generano un business molto importante, inevitabilmente colpite dal Coronavirus.
Infatti, se visitate il sito web di Lombardi’s, oltre alla possibilità di ordinare online, invitano ad effettuare una donazione di circa 50 dollari per superare questo periodo così difficile per tutti.
Un’indagine realizzata un anno fa da Deliveroo e commissionata a Doxa, ha sottolineato che la pizza rappresenta per noi italiani il piatto che più di ogni altro è in grado di renderci felici, preferita da quasi un italiano su due.
Ma gli Americani, forse, ci battono. Non perdono occasione per festeggiare la pizza in ogni sua forma.
Oltre al National Pizza Day del 9 febbraio, sono stati istituiti il National Cheese Pizza Day (5 settembre), il National Pepperoni Pizza Day (20 settembre), il National Pizza Month (ottobre) e il National Sausage Pizza Day (11 ottobre).
Dagli inizi del ‘900 la pizza è diventato un cibo indispensabile nella cucina americana. Basti pensare che secondo l’analisi del National Today, vengono consumate 350 fette di pizza al secondo negli Stati Uniti.
Ma le curiosità non sono finite qui.
Come racconta la CNN, nel 2016, il direttore generale di Pizza Hut Africa, Randall Blackford, e un gruppo di dipendenti sono saliti sulla vetta del Kilimanjaro con una pizza ai peperoni al seguito.
L’impresa è stata realizzata per segnare l’apertura del primo Pizza Hut in Tanzania e il 100° Paese in cui l’azienda aveva avviato un ristorante.
La pizza americana, però, non segue la classica ricetta napoletana. Vi sono tantissime varianti che negli anni sono nate nei diversi Stati.
Ad esempio, dopo la seconda guerra mondiale, un texano di nome Ike Sewell tentò di attirare nuovi clienti nella sua pizzeria di Chicago offrendo una versione molto più “corposa” della pizza.
A Chicago, infatti, nasce la deep dish pizza nel 1943, più alta e con condimenti molto più abbondanti rispetto alla classica pizza. Tra i ristoranti più noti, ricordiamo Giordano’s che ne realizza diverse versioni, come quella classica con funghi, salame piccante, peperoncini verdi e cipolla.
La variante più nota è quella newyorkese, la classica “slice“, con una crosta molto sottile ma ricca di condimento, realizzata con una farina al glutine che rende l’impasto molto meno leggero.
Molto interessante la versione della pizza in stile New Haven, chiamata anche apizza. Si tratta di una pizza napoletana a carbone a crosta sottile, nata nel 1925 nel Connecticut alla Frank Pepe pizzeria.
Curiosa per natura, vorace consumatrice di serie tv e formata nel carattere dai libri di Oriana Fallaci, amo convertire tasti in parole. Ad oggi lavoro come Social Media Manager e Web Content Specialist per Insem Spa e collaboro con...
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