Mocktail, le ragioni del successo dei cocktail analcolici e 8 ricette
I mocktail non sono una moda ma una tendenza, tuttavia rispondono a determinate richieste della società: più salute, più inclusione ma senza sacrificare il gusto.
I mocktail non sono una moda ma una tendenza, tuttavia rispondono a determinate richieste della società: più salute, più inclusione ma senza sacrificare il gusto.
Alcuni di essi potremmo averli sentiti anche in qualche film o telefilm: per esempio in molte scene in cui c’è una minorenne, c’è qualche parente che ordina per lei uno Shirley Temple. Ma di cosa si tratta?
L’etimologia del termine fa riferimento alle parole composte che iniziano con mock-, che sta per “mocking” ovvero scherzo. In altre parole il mocktail, che viene chiamato anche virgin cocktail, è un “cocktail per scherzo”, analcolico, fruttato e gustoso e adatto a tutte le età oltre che alle scelte relative alla limitazione nel consumo di alcol.
Per preparare questi drink vengono usate bibite (per esempio gassosa o energy drink), succhi di frutta, sciroppi ed erbe, che, mescolati insieme, danno un risultato più o meno interessante, in base ai proprio gusto personale. Si possono ordinare praticamente ovunque, ma esistono sempre più bar e locali dedicati.
Come spiega WebRestaurantStore, questo tipo di drink nasce per imitare la complessità e la scenografia dei cocktail artigianali. Ci sono gli attributi specifici relativi ai mocktail:
Ci sono alcune ragioni dietro alla popolarità dei virgin cocktail. Una di queste, scrive Sobreo, si trova nella consapevolezza rispetto agli stili di vita salutari. Non solo i cocktail non contengono alcol, che è dannoso per la salute, ma contengono tanta frutta ed erbe, che invece rappresentano un toccasana per il nostro organismo.
Certo l’alcol non va demonizzato, ma al tempo stesso non deve essere una vergogna godersi un drink analcolico senza la pressione sociale che a volte accompagna le uscite con bevuta.
A questo si deve aggiungere la curiosità rispetto all’elemento di tendenza rappresentato dai cocktail analcolici, che vengono consumati sui social da influencer che dettano le tendenze anche in questo ambito.
C’è poi il discorso dell’inclusività: non tutte le persone bevono alcolici e alcune non lo fanno in particolare in alcuni periodi della vita (per esempio le donne incinte o in allattamento), quindi questi drink fanno sentire le persone nei gruppi di amici e amiche meno “isolate”. Senza dimenticare che i mocktail sono colorati, scenografici e molto gustosi.
Bar School cita alcuni dei mocktail più celebri, piazzando al primo posto il virgin mojito, ovvero un mojito senza il rum, che piace molto per via del fatto che si conservano due ingredienti principali del cocktail in versione alcolica, ovvero il lime e la menta. Si prepara con succo di lime fresco, spicchi di lime, sciroppo di zucchero, foglie di menta, soda. A volte possono essere offerte delle varianti che prevedono l’aggiunta di fragole, lamponi o zenzero.
È la versione analcolica del Bloody Mary, perfetta per le persone che amano il pomodoro. Il nome fa riferimento alla misteriosa regina Maria I d’Inghilterra, denominata “la Sanguinaria”. Si prepara con succo di pomodoro, salsa Worcestershire, tabasco, sedano, pepe, succo di lime fresco.
Questo mocktail nasce come all’origine come tale, perché il nome fa riferimento alla bambina prodigio del cinema americano (poi diventata politica e attivista). Si prepara semplicemente con ginger ale e granatina.
Prende il nome da un celebre golfista – bisogna restare lucidi per giocare bene a golf, e si può trasportare nella club car. È fatto con tè nero, succo di limone e sciroppo di zucchero, ma non è un normale tè freddo come si potrebbe pensare.
Si tratta di un Moscow Mule senza vodka e quindi solo con ginger beer – che è più concentrata e decisa di una ginger ale – e succo di lime. A volte viene aggiunto anche del succo di pompelmo.
È la versione senza rum della piña colada, e si prepara quindi con latte di cocco, succo di lime fresco, succo di ananas, crema di cocco, ghiaccio. Non adatto a tutti e a tutte: alcuni non riescono a digerire il cocco.
È chiaramente la versione analcolica del tequila sunrise, ed è a base di succo d’arancia e granatina. A volte però c’è anche chi aggiunge un po’ di ginger ale.
Si tratta del Sex on the beach senza alcol, quindi niente vodka. Si prepara agitando un mix a base di purea di pesca, succo di mirtillo rosso e succo d’arancia. Qualcuno lo chiama anche Cuddles on the beach. Insomma, niente “sesso” nel drink: astinenza o al massimo coccole. A molte persone piacciono anche questi giochi di parole.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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