Foraging, raccogliere piante e frutta edibili in natura fa bene. Con molti rischi
Quando raccogliete le more, andate per funghi, cercate la rucola o la cicoria selvatica nelle aiuole: tutto questo e molto di più è il foraging.
Quando raccogliete le more, andate per funghi, cercate la rucola o la cicoria selvatica nelle aiuole: tutto questo e molto di più è il foraging.
Il termine inglese è il gerundio di “to forage”, che indica la ricerca di cibo in natura, un po’ come fanno gli animali. Come il cosiddetto foraggio (sì, la parola inglese viene da un termine romanzo, dal francese medievale per l’esattezza, che ha finito anche per influenzare l’italiano).
Ovviamente, a differenza degli animali, non andiamo brucando l’erba direttamente dalla fonte, ma cerchiamo erbe spontanee, frutti, bacche e funghi, da portare a casa, pulire e cucinare. Di sicuro, per esempio, la raccolta di funghi o di frutti di bosco come mora o mirtillo, sono tra i cibi più ricercati in queste situazioni, ma non mancano ad esempio i fiori o la verdura a foglia, come le cicorie selvatiche o la rucola.
Alimurgia è un concetto molto vicino al foraging. Ma la prima è una scienza, il secondo un’attività, quasi uno sport.
In pratica, l’alimurgia è la scienza che ci dice come cercare, riconoscere e cibarci di determinati alimenti che si trovano in natura, mentre foraging è l’atto stesso di mettere in pratica l’alimurgia.
Le erbe spontanee commestibili sono diverse. Tra le principali troviamo:
In generale, oltre alle erbe, possiamo trovare fiori, tuberi, bacche e foglie che possono essere mangiati. Come i fiori di sambuco o le bacche, che possono essere raccolti tra primavera ed estate e tra estate e autunno, oppure le more, le castagne dolci.
E naturalmente i funghi porcini, che però non sono facilissimi da trovare, quindi richiedono una sorta di livello pro del foraging (ma questo è valido un po’ per tutti i funghi, come vedremo tra poco).
Un articolo della Bbc racconta il foraging attraverso i suoi benefici, che sono:
Ci sono diversi fattori di cui tenere conto quando si pratica il foraging. Abbiamo appena detto che gli alimenti che si raccolgono sono privi di agenti chimici, ma diciamo che è così a livello ideale: se andate a cercare in alcune campagne che sono vicine a qualche fabbrica inquinante di cui ignorate l’esistenza, diciamo che l’attività non è esattamente salutare. E, naturalmente, ricordate sempre di controllare se nella zona sono affissi avvisi che indicano che il terreno è stato cosparso di veleno per qualche ragione.
Un’altra problematica è rappresentata dalla sicurezza in sé del cibo. Il foraging non è un’attività che si improvvisa: ci vuole un lungo e ampio studio sull’alimurgia, supportato da una vasta esperienza. Per molto tempo, è consigliabile affiancarsi a qualcuno che già pratica da anni, in modo da farsi aiutare a riconoscere gli alimenti commestibili in maniera corretta.
Ci sono bacche velenose che assomigliano a bacche commestibili, ci sono frutti e foglie che assomigliano a qualcosa che potremmo mangiare ma non lo possiamo fare invece. Per non parlare dei funghi: ce ne sono tantissimi velenosi, per cui è sempre bene agire in compagnia con un esperto o un’esperta nel campo. Ricordate: per esempio il cerfoglio è buono, ma è praticamente identico alla cicuta, che è mortale. Aristotele ne sapeva qualcosa.
Inoltre bisogna ricordare che il foraging è legale negli spazi pubblici, come per esempio le aiuole, le spiagge, i sentieri comunali (però possibilmente non nelle aree in cui esiste una consuetudine di sgambamento cani, per ovvie ragioni). Ma che non vi venga in mente di invadere spazi privati, perché in quel caso l’attività diventa appunto illegale: basta chiedere il permesso nel caso, oppure semplicemente desistere.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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