Per capire come nasce il fuah dobbiamo fare alcune riflessioni.

Viviamo in un’epoca in cui il raggiungimento di certe consapevolezze è maturato. I cambiamenti ci appaiono veloci ma in realtà sono il frutto di studio, ricerca di soluzioni. E soprattutto soluzioni sostenibili. Perché, pur non essendo una studiosa, Greta Thunberg ha ragione su qualcosa di molto importante: dobbiamo prenderci cura del nostro pianeta.

Non significa solo non inquinare, ma anche non porre in essere una serie di iniziative, mettere in atto delle abitudini, che risultano non essere rispettose della vita sulla Terra. Il benessere degli animali contribuisce infatti all’equilibrio dell’ecosistema. Al di là del fatto che equilibrio ed etica possiedono una connessione profonda. Oche comprese.

Cos’è il fuah?

In buona sostanza, il fuah è l’equivalente vegetale del foie gras. Viene prodotto da un’azienda, la startup Hello Plant Foods che ha sede principale a Madrid. Questo cibo è stato in molto tempo molto richiesto da vasta clientela, poiché il suo sapore (ma anche il suo aspetto) richiama il foie gras di origine animale, una pietanza di origine francese che proviene dal fegato delle oche.

In realtà l’azienda non ha compiuto il primo esperimento in tal senso: anche lo chef francese Fabien Borgel ha approntato un cibo che si chiama faux gras (letteralmente “falso grasso”). In altre parole questo tipo di iniziative puntano a realizzare dei cibi veg, che agevolino alle persone il passaggio da un’alimentazione onnivora.

A volte le persone ci dicono: “Voi vegani siete così noiosi, volete sempre imitare i prodotti animali. Perché devi descrivere la lattuga come filetti?” – ha raccontato a The Guardian Javier Fernández, il fondatore dell’azienda che produce il fuah – Quello che non capiscono è che l’unico modo in cui avviene il cambiamento è quando il prodotto è eccellente e molto simile a quello a cui le persone rinunceranno. L’abbiamo risolto.

Fuah: ingredienti e composizione

Fuah
Fonte: Unsplash

Sul sito ufficiale si legge che il fuah si avvale di ingredienti come acqua, anacardi, olio di cocco, farina di lenticchie gialle, fecola di patate, sale, aromi naturali, curcuma, Armagnac (è un famoso brandy), saccarosio, spezie, olio di semi di girasole ed estratto di barbabietola. In altre parole si tratta appunto di ingredienti di origine vegetale.

Le controversie sul foie gras

Fuah
Fonte: Unsplash

Cosa pensereste se qualcuno vi rinchiudesse in una gabbia troppo piccola per voi, affinché non poteste fare alcun movimento, e vi ingozzasse a forza con un tubo metallico? È esattamente quello che accade alle oche: è così che avviene la produzione del foie gras, letteralmente “fegato grasso”, perché è quello che accade agli organi di questi animali cui è impedito di muoversi e che vengono sovralimentati a forza con razioni di mais. E ovviamente è terribile.

Per questo negli ultimi decenni è sorta una grande controversia: le oche vengono letteralmente torturate a morte in questo processo, e solo per ottenere un cibo che viene considerato tra l’altro un bene di lusso.

Ci sono dei però. Diventare vegani non significa necessariamente fare delle rinunce, tanto più che essendo un bene di lusso, ci si domanda quante persone debbano rinunciare davvero al foie gras per abbracciare uno stile di vita cruelty free.

Ovviamente questo non cambia che il fuah sarà sicuramente buonissimo e utile per chi considera questo tipo di alimentazione una rinuncia, ma è altrettanto vero che forse dovremmo prenderlo in sé per sé se vogliamo far parte per davvero di uno stile di vita vegano: un alimento saporito ma non un succedaneo di qualcos’altro.

Poi forse noi abbiamo un difetto, perché ragioniamo da italiani. Per un italiano è forse più facile che per altri scegliere un’alimentazione vegan o vegetariana, perché la cucina della tradizione regionale (quella che solitamente approda sulle nostre tavole) possiede moltissime ricette che sono vegan o vegetariane all’origine: dai tortelli alla zucca alle frittelle di alghe, passando per la pappa con il pomodoro e le orecchiette alle cime di rapa.

E laddove i vegani volessero provare dei nuovi cibi, ci sono cucine tradizionali, dal Mediterraneo al Paese più lontano dell’Asia, che hanno davvero molto da offrire in tal senso. Quindi diciamo che effettivamente no, un vegano non si annoia mai a tavola, si tratta, come dice Fernández di un luogo comune.

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