Cosa sono gli home restaurant e come aprirne uno a casa propria
L'home restaurant è un'attività interessante, ma presenta dei limiti di legge: cosa c'è da sapere se si vuole aprirne uno in casa propria.
L'home restaurant è un'attività interessante, ma presenta dei limiti di legge: cosa c'è da sapere se si vuole aprirne uno in casa propria.
Da un lato c’è chi apprezza l’esclusività e l’intimità di questa soluzione, dall’altro il fatto che molto spesso a cucinare non sono cuochi o chef professionisti, ma vengono preparati piatti della tradizione.
Il concetto di home restaurant, che nasce a livello internazionale a metà degli anni 2000, nel Belpaese è chiarito dalla legge italiana che regola questo tipo di esercizi, ovvero il Ddl n. 3258 del 2015. Consiste quindi nella
attività finalizzata alla condivisione di eventi enogastronomici esercitata da persone fisiche all’interno delle unità immobiliari ad uso abitativo in cui abbiano la residenza o il domicilio, proprie o appartenenti a un soggetto terzo, per il tramite di piattaforme digitali che mettono in contatto gli utenti anche a titolo gratuito, e con preparazione dei pasti all’interno delle strutture medesime.
L’home restaurant funziona più o meno come un ristorante tradizionale per l’utenza: si prenota, ci si accomoda, si consuma il pasto, si paga e si torna a casa. Però questo tipo di locale non è “aperto” e non si può frequentare tutto l’anno, ma solo in alcune occasioni che sono pubblicizzate ad hoc, per esempio con fini sociali o culturali – intendendo la cultura in senso lato, ovvero includendo anche e soprattutto la diffusione della cultura culinaria della tradizione.
La cosa interessante è che qui non si trovano piatti fortemente codificati, come in un normale ristorante o anche in una trattoria oppure un’osteria. Quindi sotto il nome di pasta al forno, sartù di riso o parmigiana potrete trovare una pietanza che raccoglie anche ingredienti apparentemente eterodossi (apparentemente perché queste ricette rappresentano piatti di recupero (dette anche antispreco), per cui ogni famiglia italiana avrà un suo modo e un suo metodo per realizzarle).
Chiaramente, come tutti gli esercizi commerciali, anche gli home restaurant devono essere in regola con il fisco. Quindi dovete farvi consigliare dal vostro commercialista in base a ciò che prevedete: l’ideale per alcuni potrebbe essere però una partita iva a regime forfettario, almeno per cominciare.
Avrete bisogno inoltre di strumenti e materie prime che corrispondono a criteri igienici standard, oltre al fatto che il locale che ospita l’home restaurant deve avere una certificazione Haccp, necessaria come tutti gli esercizi in cui si somministrano cibi e bevande.
Come detto, c’è un Ddl che si occupa della “Disciplina dell’attività di ristorazione in abitazione privata”. La legge dice che bisogna iscriversi a una piattaforma online, che contiene tutte le informazioni sulle attività, affinché siano “tracciate e conservate”, ma sempre nel rispetto delle leggi sulla privacy. La piattaforma ospita anche gli eventi legati all’home restaurant.
L’attività ristorativa deve essere a conduzione famigliare, in un locale ad uso abitativo e non superare i 500 coperti in un anno o ottenere un guadagno superiore ai 5mila euro.
Per via della stessa natura dell’home restaurant, che dovrebbe promuovere i propri piatti tipici, al fine di avere successo, sarebbe meglio non avviare una simile attività al di fuori della propria area geografica. Da un lato potrebbero esserci problemi con la reperibilità dei prodotti, dall’altro ci potrebbe essere poco riscontro nell’utenza: ognuno di noi ha delle abitudini alimentari che sono anche a carattere locale, e consumare del cibo in un home restaurant significa entrare letteralmente nella cucina di altre persone che non sono chef professionisti.
Un altro buon consiglio è caratterizzare l’attività in qualche modo, attraverso un tema, che richiami appunto la cultura del cibo tradizionale. Tovaglie e tovaglioli, ma anche decorazioni – che possono essere montate e smontate facilmente – possono richiamare l’idea che si vuole percorrere nel proprio “ristorante in abitazione privata”, in modo da arricchire l’esperienza dei fruitori.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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