Se avete visitato un Paese europeo e avete fatto la spesa, o in questo Paese ci vivete e acquistate nei supermercati abitualmente, potrebbe esservi capitato di incappare in un prodotto alimentare con l’etichetta Nutri-score. Si tratta infatti di una voce presente sui prodotti alimentari di alcune nazioni, ma non tutte, dell’area Schengen.

È possibile che anche altre nazioni la adottino, mentre alcune sono invece fermamente contrarie.

Che cos’è l’etichetta Nutri-score?

Nutri-score
Fonte: iStock

Si tratta di un’etichetta nutrizionale che contiene una scala a 5 colori (verde scuro, verde chiaro, giallo, arancione e rosso) associati una lettera (rispettivamente A, B, C, D ed E). Più in “alto”, ovvero la A contrassegnata col verde scuro, indica la miglior qualità nutrizionale, mentre al contrario la E contrassegnata dal rosso indica prodotti con una qualità nutrizionale inferiore.

Come spiega Eurohealthnet l’etichetta Nutri-score mira a:

  • aiutare i consumatori a orientarsi, scegliendo il prodotto migliore dal punto di vista nutrizionale;
  • incentivare le aziende a produrre sempre migliori prodotti, sempre dal punto di vista nutrizionale.

I fattori per il calcolo del Nutri-score

L’etichetta Nutri-score si basa su un punteggio: il modo in cui questo punteggio viene formulato è basato su un sistema, chiamato “punteggio Fsa”, sviluppato dalla British Food Standard Agency, e va da -15 a 40 (online esistono diversi calcolatori che vi permettono di eseguire il conteggio). Il punteggio prende in esame 100 grammi di prodotto e ne esamina:

  • i nutrienti da tenere d’occhio, ovvero calorie, grassi saturi, zuccheri e sale;
  • i nutrienti da consumare liberamente, cioè fibre, proteine, noci, frutta e verdura.

Perché è criticato e osteggiato?

Nutri-score
Fonte: iStock

Partiamo da un presupposto: tutte le sostanze, consumate entro una dose minima, non fanno male. Il concetto di nocivo o addirittura velenoso è appunto associato alla quantità: l’acqua è la bevanda più sana al mondo, ma se ne beviamo 26 litri al giorno (che è appunto la quantità che la rende “velenosa”) bene non fa.

A questo va aggiunto il concetto di cibi ultra-processati: tutto ciò che ha pochissimi ingredienti (o addirittura uno solo) va benissimo, ma se un alimento viene trasformato all’inverosimile con l’aggiunta di tantissimi additivi, non è sicuramente salutare, soprattutto se consumato quotidianamente.

Un aiuto, come nel caso dell’etichetta Nutri-score, può essere vantaggioso, ma ci sono diverse scuole di pensiero che la osteggiano e la criticano. Secondo Dw ci sono diverse ragioni. La prima è che la metodologia dietro a questa etichetta, ovvero un algoritmo, è discutibile, perché consente di confrontare tra loro cibi simili e non un cibo non salutare con uno non salutare. Il sito fa un esempio davvero illuminante: l’etichetta Nutri-score ci permette di paragonare due tipi di pizza surgelata, ma non la pizza surgelata con l’olio extravergine d’oliva (ovvero una delle cose più sane che ci sia, soprattutto se consumato crudo ed entro una certa quantità giornaliera).

Inoltre questo tipo di etichetta dimentica di prendere in considerazione numerose sostanze, come dolcificanti (glucosio e fruttosio), ma anche additivi abbastanza comuni che sono presenti nei cibi processati o addirittura iper-processati. Questo ha consentito di generare punteggi negativi per alimenti che rappresentano eccellenze italiane note in tutto il mondo, come il Parmigiano-Reggiano e il prosciutto di Parma.

A questo si deve aggiungere il fatto che proprio le multinazionali vogliano premere sull’adozione dell’etichetta in tutta l’Unione Europea, ma di fatto gli alimenti più sani in assoluto (come frutta e verdura crudi) non hanno certo bisogno di un’etichetta, tranne quella relativa alla provenienza.

Dove è già stato adottato il Nutri-score

Attualmente il Nutri-score è stato adottato in Spagna, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Germania. Ci sono altri Paesi che però si mostrano ben favorevoli all’iniziativa, ovvero Portogallo, Svizzera, Austria e Slovenia. Tuttavia altre nazioni sono fortemente contrarie: sono Italia, Grecia, Repubblica Ceca, Ungheria e Romania.

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