Cucina sostenibile: cos'è e come farla in casa propria
L'idea di cucina sostenibile fa sempre più proseliti: perché è sana, buona e sul lungo periodo riesce a dare una mano al pianeta e alla società degli esseri umani.
L'idea di cucina sostenibile fa sempre più proseliti: perché è sana, buona e sul lungo periodo riesce a dare una mano al pianeta e alla società degli esseri umani.
Non si tratta solo e semplicemente di consumare e utilizzare cibi a chilometro zero, ma è un insieme di buone pratiche che nascono in funzione ecologica e di tutela del pianeta e dei suoi ecosistemi.
Si tratta, come spiega AzoCleanTech, di un sistema ecosostenibile di supporto all’alimentazione e alla vita quotidiana: in questo sistema si ricorre solo ed esclusivamente a cibi prodotti, raccolti, trasformati, confezionati e distribuiti in modo da generare un minimo impatto ambientale.
Potremmo dire che più che a chilometro zero, si vuole tendere a zero impronta di carbonio. Un esempio perfetto: se voi prendete il vostro bel cestino di vimini e la vostra bag di tela e vi recate in una fattoria poco distante (magari andandoci in bicicletta) e fate il pieno di ortaggi, cereali, legumi e uova che siano stati coltivati biologicamente, state utilizzando ingredienti adatti a una cucina sostenibile.
Ci sono diverse ragioni per cui la cucina sostenibile non andrebbe sottovalutata, ovvero:
Direte: tutti conosciamo la provenienza di un alimento, per legge è indicato sull’etichetta. Questo è vero. Ma quanto sappiamo sui processi di produzione, packaging e distribuzione? Nella grande distribuzione, ovvero i supermercati, sappiamo sempre molto poco. Ma se noi conosciamo esattamente la storia di un alimento, perché coltivato dal contadino o dalla contadina a due passi da casa nostra, non è più semplice ricostruire passo dopo passo la filiera che ha portato a quel prodotto?
Ci sono alimenti che, in generale, hanno una bassissima impronta di carbonio. Questi, come riporta Nutritics, sono:
Vi sarà capitato, andando in un supermercato, di vedere frutta e verdura impacchettata in un inutile packaging. Non ci serve altra plastica, soprattutto sapendo quanto inquina i nostri ecosistemi. Per cui, se parliamo di frutta e verdura fresche, è da evitare assolutamente il packaging, o al massimo ricorrere a quello riutilizzabile, per produrre quanti meno rifiuti possibile.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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