Viviamo in un mondo globalizzato, con sempre meno confini. Certo si devono ancora fare molti passi in avanti affinché la mentalità comune diventi anche quella sempre più inclusiva, ma un un movimento giusto in quella direzione finisce soprattutto in cucina.

La cucina tradizionale di un determinato Paese è espressione culturale che ci fa comprendere le radici di altre persone. Inoltre è espressione anche della storia, delle influenze e delle migrazioni che hanno interessato una determinata nazione. Però è altrettanto vero che oggi veniamo in contatto con alcune caratteristiche culturali attraverso le tendenze e una di queste tendenze riguarda il k-food.

K-food: la cucina coreana

K-food
Fonte: Unsplash

Il k-food è la cucina coreana. Quando parliamo di cucina coreana, ci riferiamo soprattutto alla Corea del Sud, non solo perché è allineata politicamente in senso occidentale, ma anche perché il regime che vige in Corea del Nord ci fa sapere davvero poche cose anche in ambito culinario, e molte di queste cose hanno a che fare con la propaganda.

È stato in gran parte il cinema a lanciare la tendenza del k-food: dopo che grazie all’Oscar molte persone hanno conosciuto i film di Bong Joon-Ho, grandi fasce di popolazione sono entrate in contatto con ciò che ai cinefili era già molto noto (per via dei k-horror, i fantastici film dell’orrore che si producono in Corea del Sud), ovvero la cucina coreana.

La tendenza alla conoscenza e all’amore per la cucina coreana è stata amplificata inoltre dai video in cui uomini e donne fanno il mukbang, ovvero mangiano di tutto all’interno di un filmato. Naturalmente non è una pratica salutare, tuttavia i video che hanno a che vedere con la cucina coreana sono interessanti.

Come quelli di Fume, una giovane coreana con dei simpatici cagnolini bianchi, appassionata di alimenti piccanti e di ingredienti che provengono dal mare. Al momento in cui scriviamo Fume ha oltre 5 milioni di follower su YouTube e oltre un miliardo di visualizzazioni dei suoi video.

I principi della cucina coreana

Nello studio dal titolo Korean diet: Characteristics and historical background vengono spiegati i principi della cucina coreana. Per comprendere si deve infatti partire dal retroterra culturale: la cucina della Corea del Sud si basa sulla tradizione agricola e quindi gran parte degli ingredienti è di origine vegetale, ma non mancano carni, legumi e pesce.

Per quanto riguarda le ricette in sé, i metodi di cottura tradizionali coreani sono fermentazione, ebollizione, scottatura e decapaggio.

In più i piatti coreani possono essere categorizzati in base ad alcune caratteristiche:

  • bap, ovvero piatti serviti con riso cotto;
  • kuk, piatti a base di brodo;
  • kimchi e banchan, ovvero contorni da consumare insieme alla portata principale.

I benefici del k-food

K-food
Fonte: Unsplash

Sono diversi i vantaggi del consumare piatti della cucina coreana, perché le ricette, come riporta Masala Box,

  • non si basano su cibi processati o zuccherati, ma solo su ingredienti freschi e naturali, con tanta frutta e verdura, e quindi sono anche a basso tasso glicemico;
  • non contengono acidi grassi che aumentano il rischio di malattie cardiache;
  • quando si parla di dessert, non contengono calorie cattive perché a base di miele o frutta secca;
  • contengono tanti antiossidanti che derivano da ingredienti come bacche, tè verde e ginseng.

I piatti e le ricette più amate

Tra i piatti più noti e amati del k-food figurano:

  • bulgogi, che consiste in fettine di carne (manzo o maiale) marinate e scottate alla piastra;
  • galbi, ossia costolette (sempre di manzo o maiale) che vengono scottate su piastre direttamente poste sulla tavola;
  • bibimbap, che è riso con carne e verdure, oltre che peperoncino e salsa di soia, sormontato da un uovo fritto;
  • kimchi, che consiste in verdure fermentate servite con riso;
  • gomtang, che è una zuppa con pezzetti di carne di manzo bollito;
  • yukgaejang, che è una zuppa di carne di manzo bollita con tante verdure come germogli di soia, porri e tanto aglio.

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