Regenerative Food: come il cibo rigenerativo può salvare il pianeta

Un aiuto all'ambiente passa anche per la tavola: ecco il Regenerative food, che si basa su una forma di agricoltura maggiormente sostenibile rispetto a modelli tradizionali.

C’è un dibattito ambientale in corso che è di primaria importanza. Certo qualcuno potrebbe ribattere che queste sono preoccupazioni tipicamente europee, tuttavia non solo qualcuno deve pur iniziare a dare il buon esempio, ma non bisogna dimenticare anche che le buone pratiche si diffondono e questo è sicuramente un punto di forza. Alcune di queste pratiche riguardano l’alimentazione: limitare gli sprechi, mangiare biologico e soprattutto servirsi del regenerative food.

Cos’è il “Regenerative Food” e come può aiutare a combattere la crisi climatica?

Il pianeta Terra sta vivendo una crisi climatica che mette al rischio il futuro: lo scioglimento dei ghiacciai, il riscaldamento globale, la tropicalizzazione delle zone temperate, l’avanzamento del deserto sono tutti aspetti che vanno contrastati con le buone pratiche. Forse siamo già in ritardo, come sostiene Greta Thunberg, ma vale la pena provarci.

Il regenerative food, dicevamo, è proprio una di queste buone pratiche: si tratta di cibo prodotto attraverso la cosiddetta agricoltura rigenerativa, che si basa sull’eliminazione dei pesticidi, la rotazione colturale e, come vedremo, molto altro. Come ricorda la EllenMacAtrthur Foundation, la produzione alimentare gioca un ruolo potentissimo nelle ragioni del cambiamento climatico, per via dell’inquinamento che ne scaturisce e per il consumo di risorse. Per cui ricorrere all’agricoltura rigenerativa, che contrasta tutto quello che è stata l’agricoltura finora, porta a:

  • riduzione delle emissioni di gas serra;
  • incremento della biodiversità;
  • piante più resistenti agli choc.

Dal campo alla tavola: come l’agricoltura rigenerativa sta cambiando il nostro modo di mangiare

Secondo quanto riporta Agronotizie, rispetto ai sistemi tradizionali, l’agricoltura rigenerativa porta sulle nostre tavole cibi più ricchi di elementi nutrizionali: frumento, riso e mais contengono più zinco e ferro, per esempio, mentre nei pomodori cresce la quantità di vitamina C. Questo si ottiene attraverso l’intercropping, ovvero la possibilità di riunire diverse coltivazioni in uno stesso campo, sfruttando le sinergie delle colture stesse a livello delle radici. Al tempo stesso anche il terreno si arricchisce: i legumi saranno in grado di fissare una quantità maggiore di azoto nella terra.

Perché il cibo rigenerativo è la soluzione alla sostenibilità: impatti ambientali e benefici economici

I benefici economici dell’agricoltura e del cibo rigenerativo vanno di pari passo alle ricadute positive sull’impatto ambientale. Secondo quanto si legge su Nature, la produzione alimentare deve garantire profitti a lungo termine per i produttori e per il pianeta. Si parte dalla quantità di suolo sano, che permette un maggiore stoccaggio del carbonio, mantenendo così puliti i corsi d’acqua (e quindi tutelando anche la pesca) e accrescendo la biodiversità. Dato che non c’è bisogno di arare, si proteggono non solo le piante ma anche la fauna selvatica. Questo porta a meno inquinamento ma anche a maggiori potenzialità (e quindi maggiori guadagni) nelle produzioni.

Le differenze tra l’agricoltura convenzionale e quella rigenerativa: cosa significa per il nostro futuro alimentare?

Rispetto all’agricoltura tradizionale, quella rigenerativa permette quindi di ridurre il disturbo del suolo, di mantenere vive le radici nel terreno tutto l’anno attraverso colture di copertura e rotazioni, di accrescere la biodiversità e di permettere la riforestazione di alcune aree, di utilizzare prodotti organici per evitare l’uso di quelli sintetici. Il tutto si traduce in cibo più sano e meno inquinamento, oltre che meno spreco di risorse importanti, come quelle idriche.

Come riconoscere il cibo rigenerativo: etichette, certificazioni e pratiche agricole innovative

Fortunatamente oggi il cibo, almeno nella grande distribuzione, è tutto tracciabile – il discorso cambia se si acquistano i vegetali dall’ambulante che passa sotto casa. E la tracciabilità contiene anche una garanzia di trasparenza, perché è tutto nell’etichetta, dove sono indicati produzione e catena di custodia. Ci sono diversi tipi di certificazioni in etichetta che ma una delle più diffuse è probabilmente FoodChainId. Bisogna ricordare che questi alimenti sono un po’ diversi da quelli biologici, quasi un’evoluzione, un passo in avanti per il bene del pianeta.

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