Dopo la pizza all’ananas, gli Stati Uniti presentano una nuova variante della ricetta che è stata inventata in Italia, a Napoli: la pizza in barattolo.

Si tratta di una variante “scomposta” della più classica preparazione napoletana che si può servire nel piatto o “a portafoglio”. Viene utilizzata soprattutto per realizzare dei piccoli antipasti, in modo da ottenere pizze in barattolo con gusti differenti (margherita, marinara, capricciosa, quattro formaggi, prosciutto e funghi, montanara e così via, anche se temiamo che negli Usa abbiano pensato anche alla pizza in barattolo all’ananas).

La ricetta è semplice, ed è assimilabile a quella della pizza in tazza che spopolava qualche anno fa sul Web. Mentre però la pizza in tazza prevedeva la preparazione della pasta al momento, questa nuova ricetta contempla invece la lievitazione. In altre parole, per ottenere una pizza in barattolo, preparate prima la pasta: sciogliete il lievito di birra in acqua tiepida, lo mescolate alla farina, aggiungendo un filo d’olio evo, del sale e un pizzico di zucchero per dare il via alla lievitazione. Per quanto riguarda le quantità potete regolarvi: è importante che la consistenza sia collosa ma non troppo. C’è però anche chi consiglia di ricorrere all’impasto pronto della pizza, quello che si compra al supermercato in pratica.

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Si sceglie quindi un barattolo delle giuste dimensioni: si stende la pasta pizza (dopo averla lasciata lievitare almeno un’ora e mezza sotto un po’ di pellicola da cucina e una coperta di lana) sul fondo del barattolo. Lo spessore della pasta deve essere di circa 2 centimetri. All’interno si posiziona il condimento desiderato, quindi per ottenere la margherita inseriremo della salsa di pomodoro, preparata da noi o di quella pronta, la mozzarella tagliata in minuscoli dadini e del basilico.

Poi si passa tutto in forno. La scelta è: o nel microonde o nel forno elettrico. Nel microonde, come per la pizza in tazza, si cuoce tutto per un paio di minuti alla massima potenza. Nel forno elettrico preriscaldato, come per la pizza in teglia, basta un quarto d’ora a 180°C. Diversi siti consigliano di inserire però prima i barattoli in una teglia alta (per esempio quella che usiamo solitamente per la lasagna) che deve essere riempita d’acqua: in questo modo non rischiamo che il fondo della pizza si bruci e soprattutto che i barattoli non rischino di incrinarsi, che tra l’altro è una possibilità da non escludere.

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È difficile non sollevare perplessità almeno sulla carta quando si sente parlare di pizza in barattolo. Le perplessità sono di due ordini. Il primo: forse stiamo un po’ esagerando con le ricette scomposte, che sì, sono carine e divertenti, ma probabilmente iniziano a stufare. Il secondo: gli Stati Uniti hanno da sempre questa visione eterodossa della pizza, ma difficilmente possiamo chiamare tale la pizza in barattolo. Potremmo trovarle un nome diverso magari, dato che in effetti non si tratta di pizza vera e propria.

Però parlare a priori di qualcosa ci renderebbe delle persone piene di pregiudizi, per cui magari è difficile dire se sia buona o no la pizza in barattolo prima di averla assaggiata. Per cui il nostro invito è: proviamo tutti a prepararla. E poi via libera alle critiche, positive o negative che siano. Ma quanto meno saranno motivate dall’esperienza.

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