Perché avocado, mandorle, kiwi, meloni e zucche non sono 100% alimenti vegani
Siamo sicuri che la frutta e la verdura siano sempre 100% vegan-friendly? Ecco il motivo per cui alcuni prodotti - come avocado e mandorle - non lo sono.
Siamo sicuri che la frutta e la verdura siano sempre 100% vegan-friendly? Ecco il motivo per cui alcuni prodotti - come avocado e mandorle - non lo sono.
Che seguiate uno stile di vita vegan o abbiate solamente visto qualche video su Facebook, saprete sicuramente che alcuni frutti come l’avocado sono molto usati nella cucina vegana. Ma siamo sicuri che questi alimenti siano compatibili al 100% con una filosofia improntata al non nuocere in alcun modo agli animali? Recentemente un video diffuso sui social ci ha messo la pulce nell’orecchio.
Durante una puntata di QI, uno show della BBC dedicato a quiz molto interessanti, ai concorrenti è stata posta una domanda che ha spiazzato tutti: quali tra questi alimenti – mandorle, avocado, meloni, kiwi e zucche – possono essere consumati da chi segue rigorosamente una dieta vegana?
La risposta è sorprendente: nessuno di questi. Allo stupore dei concorrenti si aggiunge sicuramente quello del pubblico a casa e delle migliaia di persone che hanno visto il video sui social network. Ma qual è la motivazione per cui frutta e verdura come quella sopra citata non può essere considerata veramente vegana? Naturalmente questi alimenti non contengono derivati animali, ma vengono prodotti sfruttando alcuni di loro, più precisamente le api.
La CNN ha approfondito la questione, per capire davvero quanto sia “grave” mangiare un avocado in ottica vegana.
Avocado, kiwi, mandorle, zucche e meloni hanno in comune una cosa: le piante da cui crescono hanno bisogno di essere impollinate dalle api per garantire una buona produzione. Se questo processo può sembrare perfettamente naturale, c’è però da considerare un’importante questione. Infatti le api stanno calando drasticamente di numero, a causa di fattori quali i cambiamenti climatici, l’utilizzo massiccio di pesticidi e il mutamento del loro habitat. Per questo, in alcune zone particolarmente povere di insetti impollinatori, è necessario provvedere in maniera “artificiale”.
Questo significa accatastare centinaia di arnie nel buio del vano di carico di grandi camion che percorrono lunghe distanze dalle fattorie in cui le api producono miele ai luoghi in cui verranno utilizzate per l’impollinazione. E in fondo non è anche questa una forma di sfruttamento degli animali? Così come i vegani considerano il miele “frutto” dell’alacre lavoro delle api, anche l’avocado e gli altri cibi di cui sopra dovrebbero essere ritenuti ugualmente vietati, dal punto di vista etico.
Tuttavia, è possibile non rinunciare a prodotti quali l’avocado e le mandorle senza per questo andare contro alla propria etica vegana. In effetti, ci sono luoghi in cui la fauna è ricca di api che, senza alcun bisogno di artifici umani, impollinano naturalmente le piante che producono questi alimenti.
Se la coltivazione di avocado – e ciò vale per tutti gli altri cibi che abbiamo elencato sopra – non è intensiva e avviene in una zona che non necessita di importazione di api, è possibile considerare vegana la sua produzione. Quel che è certo è che non è possibile escludere al 100% che non vi sia sfruttamento di api dietro un’insalata con avocado o un bicchiere di latte di mandorle.
Tutto dipende anche da quanto stringenti siano i lacci morali cui si attiene chi segue una dieta vegan. Ci sono persone la cui etica impone di evitare qualsiasi tipo di sfruttamento animale, poiché considera ciascun essere vivente dotato di diritti imprescindibili. Altri invece vogliono ridurre al minimo la sofferenza e l’uccisione degli animali. In quest’ottica, potrebbe sembrare possibile continuare a consumare cibo prodotto dalle api in maniera naturale, ma bisogna considerare l’enorme quantità di insetti sfruttati per produrre questi alimenti.
In un’ottica più moderata, potrebbe essere sufficiente fare il massimo sforzo per evitare lo sfruttamento animale: il punto in cui si raggiunge questo “massimo sforzo” è però individualmente stabilito, quindi ciascuno di noi può trovare il proprio limite da non oltrepassare.
È chiaro che con questo articolo il nostro intento non è denigrare o dipingere come contraddittoria la dieta vegana, bensì quello di fornire tutte le informazioni per attuare una scelta il più consapevole possibile. È altrettanto indubbio che per il nostro futuro e quello del pianeta diventerà sempre più importante il tipo di alimentazione che si decide di adottare, la quale, più che sull’alimento consumato in sé, dovrà concentrarsi sui modi con cui quel cibo viene prodotto.
Web editor, amante della lettura e degli animali. Nata e cresciuta nelle Marche ma espatriata in Piemonte, vivo con i miei 3 gatti (e un marito) e scrivo per passione di gossip e televisione.
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