Il riso in cagnone è una ricetta che proviene, come spesso accade nella gastronomia italiana, dalla cucina povera di tradizione contadina. È diffuso soprattutto al Nord Italia, in particolare in Piemonte e in Lombardia, ma anche altrove. Il nome dovrebbe venire da cagnun, che significa larva di insetto e che viene proposto nel nome della ricetta nella sua forma dialettale: fa riferimento al fatto che il riso, cotto in questo modo è condito in questo modo, alla fine apparirebbe come tante piccole larve di insetti.
In generale il condimento con burro e salvia si utilizza spesso nella gastronomia italiana per condire la pasta ripiena, perché il sapore del condimento non è aggressivo. In quest’ottica burro e salvia, nel riso in cagnone, servono appunto a esaltare il gusto naturale del riso. Che non viene cotto come un risotto, e quindi niente brodo, ma viene semplicemente bollito e poi condito.
Esistono tuttavia diverse varianti per il riso i cagnone, varianti che prevedono l’aggiunta di altri ingredienti come il pomodoro o il pesce: queste varianti sono dedicate soprattutto a coloro che ritengono che il riso i cagnone sia un po’ troppo “povero” di gusto. Il piatto non può essere consumato dai vegani e neanche da coloro che sono intolleranti al lattosio oltre che in generale da chi è allergico o intollerante al singolo ingrediente.
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