La favò è una minestra a base di fave tipica della Valle d’Aosta. Si tratta di un piatto povero, ma non uno di quelli che affonda le sue radici nel passato remoto: è stato inventato nel Novecento, anche se con lo stesso piglio e la stessa intenzione delle pietanze contadine, ovvero ottenere n piatto succulento e pieno di energia. I creatori della ricetta sono infatti Vittoria Belley e Venanzio Glarey, che gestivano l’Hotel Col du Drink: la nascita del piatto avvenne in estate, grazie alla disponibilità del grano fresco (per il pane) e delle fave fresche.
Il pane è infatti una componente molto importante della favò, anche se la pietanza prende il nome appunto dalle fave. Il pane tipico che viene utilizzato è il pane nero di Ozein, una località che si trova nel territorio del Comune di Aymavilles: qui viene prodotto un pane di grano scuro molto particolare. In ogni regione esistono simili tipi di pane, che poi sono uno diverso dall’altro, ma comunque la possibilità di trovare un tipo di pane di grano scuro che appartenga alla propria tradizione in Italia è davvero molto alta.
La ricetta della favò, varianti creative a parte (c’è chi aggiunge infatti della pancetta), è un piatto vegetariano, per via della presenza della fontina e l’utilizzo del burro per creare i crostini di pane. Quindi non è adatta a chi è vegano, oltre a coloro che sono allergici o intolleranti al singolo ingrediente (ad esempio per chi soffre di favismo).
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