I turdilli calabresi sono speciali struffoli originari della Calabria, che hanno una forma simile a quella degli gnocchi. Il nome viene dal greco e significa “piccoli uccelli, uccellini”, quasi un riferimento alle “nugae”, alle minuzie incarnate da questi piccoli pezzi di impasto fritto farciti con il miele.
Non si preparano tuto l’anno i turdilli calabresi, ma in realtà sono per lo più un dolce natalizio, perché un antenato di questa ricetta si preparava, in epoca precristiana, durante i festeggiamenti per il solstizio d’inverno. Stando al mito, i turdilli sarebbero stati “donati” ai calabresi dal fondatore di Cosenza, ovvero Brezio, il figlio dell’eroico e fortissimo Ercole.
La preparazione dei turdilli calabresi è quindi molto simile a quella degli struffoli, che si preparano in molte altre zone dell’Italia meridionale. Consistono infatti di un impasto a base di farina, vincotto, acqua e olio di oliva, che viene modellato, fritto in olio di semi, e quindi, come detto, farcito con zuccherini colorati e miele. C’è anche chi spolverizza la superficie di questo dessert con cannella o cacao amaro.
Questo dessert non è adatto a coloro che sono allergici o intolleranti al singolo ingrediente. I turdilli calabresi non sono mangiati neppure dai vegani, perché il miele proviene dalle api, e quindi dagli animali. Sono però dolcetti vegetariani.
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