Le verze sofegae, chiamate anche verze in tecia poiché vengono preparate in padella, rappresentano un tipo di cottura “soffocata”, in cui cioè si toglie l’aria per far appassire la verdura. Si tratta di un’operazione comune a diverse tradizioni culinarie regionali italiane, infatti per esempio altrove possiamo trovare le rape o altro preparati in questo modo.
Fate attenzione: sofegae significa “soffocato” e non “affogato”, termine che trovate un po’ dappertutto su Internet ma è quanto meno fuorviante. Non procediamo a versare nessun fluido sulle rape sofegae, non stiamo parlando di un gelato e non stiamo parlando neppure di sfumare o abbondare con il vino in cottura. Si utilizza infatti un coperchio dal diametro più piccolo della padella, in modo che entri al suo interno e riduca l’aria delle verze e degli altri ingredienti, facendo appassire in maniera gustosa e preservando i componenti nutritivi delle foglie.
Usiamo principalmente le verze sofegae con piatti di carne. Nell’immagine infatti noterete degli straccetti di maiale che sono stati aggiunti al piatto. Che viene dalla tradizione povera, contadina del Veneto, in cui le verze, come accadeva in altre regioni, erano un “rinforzo” che abbondava alle carni che non sempre erano presenti sulle tavole degli agricoltori dei secoli passati.
Ma la verza è delicata: non è ortodosso, ma starebbe bene anche con piatti di pesce, vegetariani e vegan.
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