Quando avete poco tempo a disposizione e qualche avanzo interessante in frigorifero, la ricetta perfetta per voi è quella delle uova in purgatorio. Si tratta infatti di una di quelle cosiddette preparazioni svuotafrigo: potete utilizzare la passata di pomodoro o la salsa già preparata il giorno prima, le uova che magari sono vicine alla scadenza e qualche altro avanzo, come piselli oppure mozzarella di bufala. E magari, se vi piace, anche un po’ di cipolla tritata.
Come avrete immaginato, si tratta di un piatto tipico della Campania, che però presenta attinenza con altri piatti della tradizione meridionale oppure ebraica. Come la shakshuka, che è un piatto kosher, per esempio, che però fa il pieno di spezie, a differenza delle uova in purgatorio.
Ma perché questo nome tanto bizzarro? È presto detto: le uova in purgatorio si chiamano così per via dei colori accesi che spiccano in padella. Da un lato c’è il rosso della passata di pomodoro che rappresenta le fiamme della dannazione, dall’altro il tuorlo dorato che invece simboleggia la santità della beatitudine eterna.
In tutto questo ci sono le anime del purgatorio, ossia gli albumi delle uova, protese verso l’una o l’altra possibilità, in bilico sul delicato equilibrio culinario di un piatto leggero da consumare a pranzo o a cena.
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