I pizzi leccesi si chiamano così per tutti coloro che vengono da fuori la provincia di Lecce o più in generale da fuori Salento. In realtà questo pane farcito molto particolare e saporito assume un nome differente in base alla località di produzione. Quindi parliamo di pizzionguli nella zona di Maglie, di piscialette nel nord leccese, di sceblasti nella zona di Zollino, dove si usa il dialetto neo-greco molto conservativo. E in realtà i nomi non si esauriscono neanche a questi, ma sono i più interessanti.
Questo pane, come per molte ricette della tradizione salentina contadina, è una pietanza vegan all’origine, e questo significa che è filosoficamente molto inclusivo, anche se è tuttavia qualcuno può presentare allergie o intolleranze al singolo ingrediente. I pizzi leccesi si presentano con una colorazione rossastra: accade perché l’impasto tipico del pane incontra gli ingredienti scottati in padella, in particolare il pomodoro.
I forni tradizionali un tempo non scottavano le verdure in padella, ma le mettevano a riposo in una marinatura di acque e sale per tutta la notte precedente, anche perché dobbiamo ricordare che in ogni caso gran parte della cottura avviene in forno.
Non c’è un un utilizzo specifico dei pizzi leccesi: li potreste trovare in un normalissimo aperitivo o tra i panini al tavolo di un ristorante o una trattoria in provincia di Lecce. Vengono portati al mare, per “pizzulisciare”, ovvero sbocconcellare per calmare l’appetito. Perché la verità è che sono assolutamente irresistibili.
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