Il beignet è fondamentalmente un bignè fritto ma non ripieno con la crema. Si tratta infatti di un impasto affine alla pasta choux, che viene fritto e ricoperto di zucchero a velo. E ha a che fare con la storia dei popoli del mondo, perché si tratta di un dessert tipico di New Orleans e altre aree a influenza francese degli Stati Uniti, ma non solo.
La cucina è spesso il luogo d’incontro in cui apprendere la storia e l’inclusione al meglio, e i beignet non fanno differenza. Molti piatti che chiamiamo tradizionali infatti, sono il frutto di migrazioni, dominazioni, influenze. È vero, alcuni altri piatti invece sono codificati, e sicuramente le comunicazioni tra i popoli prima degli aerei di linea e l’epoca di Internet non erano facili come oggi: ma le pietanze non sono in gran parte monolitiche e ortodosse, ma il risultato di “contaminazioni”, termine che usiamo con un’accezione positiva.
I beignet si servono prevalentemente a colazione e si preparano attraverso un classico impasto che viene fatto lievitare e poi si stende con il matterello su una spianatoia infarinata. L’impasto viene tagliato in quadrati che durante la frittura si gonfiano.
In questo caso lo zucchero a velo non è né un escamotage per nascondere gli errori di preparazione né un abbellimento, ma un vero e proprio condimento, dacché i beignet, a differenza dei bignè, come detto, non sono ripieni.
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