Non sappiamo perché questa ricetta si chiami pasta alla carcerata. C’è chi ipotizza su Internet che sia per la presenza del peperoncino, ma potremmo azzardare che le righe dei rigatoni simulino l’idea delle sbarre di una prigione, almeno come sarebbe nell’immaginario collettivo. È davvero molto complicato quindi stabilire origine del piatto e la sua ortodossia, ci limitiamo a raccontarvelo un po’ come hanno fatto anche gli altri.
Un’altra ipotesi che possiamo lanciare, in effetti, è che la pasta alla carcerata sia nata negli anni ’70 oppure ’80, quando cioè mangiavamo panna da cucina a ogni pie’ sospinto. Oggi non è più così, ma c’è a chi piace: tuttavia questo piatto non è adatto a coloro che sono intolleranti al lattosio, così come a coloro che sono allergici o intolleranti al singolo ingrediente.
Si tratta di una pietanza semplice e abbastanza veloce da preparare. Quindi è possibile che la pasta alla carcerata sia nata come piatto da realizzare in cucina quando si ha poca voglia o poco tempo da trascorrere tra i fornelli, e allo stesso modo si è novizi dell’arte culinaria. Potete accostare questo piatto a un buon bicchiere di vino rosato o rosso, purché molto corposo. Per esempio un Amarone di Valpolicella, che è perfetto con ricette che hanno un gusto tanto deciso.
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