Gli spaghetti alla Turiddu sono un “piatto letterario”, ma anche dedicato agli amanti della musica. La ricetta prende infatti il nome dal personaggio di compare Turiddu (è un vezzeggiativo dialettale di Salvatore), protagonista della novella Cavalleria rusticana di Giovanni Verga e dell’omonima opera lirica di Pietro Mascagni. La storia racconta una vicenda, ambientata in Sicilia di amore, tradimento e morte sullo sfondo della vita nei campi della Trinacria.
Tant’è che naturalmente la ricetta degli spaghetti alla Turiddu porta con sé i colori, i profumi e i sapori della terra siciliana: le olive, l’aglio, il pomodoro ramato di Pachino (non quelli piccoli, ma quelli più grandi con le striature per intenderci, ben dotati di polpa), il peperoncino e in alcuni casi anche l’origano, oltre che un po’ di pecorino siciliano grattugiato quando si serve il piatto in tavola. Si può accompagnare, se siete adulti, con un bicchiere di Donnafugata bianco, un vino corposo ma al tempo stesso raffinato.
Una cosa interessante: con l’eccezione di coloro che sono allergici o intolleranti al singolo ingrediente (per esempio il pomodoro), gli spaghetti alla Turiddu rappresentano un piatto fortemente inclusivo, poiché vegan all’origine. Accade molto spesso con le preparazioni tradizionali italiane, che prevedono la presenza di ingredienti a base vegetale, soprattutto quelle di origine contadina.
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